Alla scoperta di San Martino e dell’Eremo di Cava de’ Tirreni
Nel cuore della Campania, tra le colline che incorniciano Cava de’ Tirreni, si trova la frazione di San Martino, un angolo di storia, spiritualità e natura. Questo borgo, che si estende sulle pendici del Monte San Liberatore, è celebre per il suo Eremo, un luogo di culto che affonda le radici nel Medioevo e che oggi rappresenta una meta ideale per chi cerca tranquillità, bellezze paesaggistiche e un tuffo nella storia locale…
#LaBellezzaOnTheRoad Alla scoperta di San Martino e dell’Eremo di Cava de’ Tirreni
Consigli – di “Bellezza” – utili per affrontare il caldo torrido dell’estate metelliana:
- acqua
- un cappello per il sole
- scarpe comode…
- … e magari un taccuino per annotare quello che sentirai.
Perché, sì, qui la storia parla davvero. Domanda di rito: lo sapevi che?
Nel cuore della Campania, tra le colline che incorniciano Cava de’ Tirreni, si trova la frazione di San Martino, un angolo di storia, spiritualità e natura. Questo borgo, che si estende sulle pendici del Monte San Liberatore, è celebre per il suo Eremo, un luogo di culto che affonda le radici nel Medioevo e che oggi rappresenta una meta ideale per chi cerca tranquillità, bellezze paesaggistiche e un tuffo nella storia locale.
La frazione
San Martino si trova nella periferia nord-occidentale della città, tra le frazioni di Passiano, Santa Maria Del Rovo e le pendici dei monti Lattari. È una zona prevalentemente agricola, dove la coltivazione del tabacco è molto diffusa. La frazione è caratterizzata dalla presenza di tre principali nuclei abitativi: i grandi quartieri popolari della Gescal, la zona detta San Martino e la piccola località chiamata Novelluzza.
Una delle principali attrazioni della frazione è – per l’appunto – l’Eremo di San Martino tornato agibile grazie ai fondi PICS.
Storia e spiritualità dell’Eremo di San Martino
“Sopra il monte che dicesi di S. Martino vi era, ed esiste tuttora, un antico monastero e chiesa. Di esso si ha memoria fin dall’anno 839 ed è nominato Monasterium Sancti Martini de Forma”
L’Eremo di San Martino, situato sul colle di San Martino, vanta una storia antica e affascinante che lo ha visto tramutare da monastero a luogo di culto e, dopo un periodo di abbandono, a punto di riferimento spirituale e culturale per la comunità.
Sulle sue origini, gli storici, ne fanno risalire la fondazione al IX secolo e già nel 1829 lo studioso Orazio Casaburi ne documentava l’antica esistenza scrivendo: «Sopra il monte che dicesi di S. Martino vi era, ed esiste tuttora, un antico monastero e chiesa. Di esso si ha memoria fin dall’anno 839 ed è nominato Monasterium Sancti Martini de Forma».
Fonte immagini: Cava è – Sistema culturale integrato
Dai documenti della Santa Visita Pastorale dell’allora vescovo Monsignor Alemagna De Cardona, custoditi nell’Archivio Diocesano, si evince che la data di fondazione resta incerta, ma l’Eremo era già citato in un diploma del principe longobardo Gisulfo II nel 1058.
Nel Codex Diplomaticus Cavensis del 1063 si legge della donazione del monastero al monaco Orso da parte di Pietro, figlio del conte Alfano. Il complesso, situato nella zona di Passiano sulla sommità del monte, venne corredato di arredi sacri, utensili e attrezzi per la coltivazione dei terreni circostanti.
Nel 1075 il monaco Ademario arricchì l’Eremo con beni di grande valore. Quattro anni dopo, un altro documento attesta che il conte Guaiferio donò parte della chiesa di San Martino, con tutti i relativi beni, a Pietro I Pappacarbone, terzo abate dell’Abbazia benedettina della Santissima Trinità. Fu proprio quest’ultimo, nel 1082, a far edificare un’infermeria e un oratorio per i monaci residenti. L’Eremo rimase sotto la giurisdizione dell’Abbazia per oltre quattro secoli, fino al 1514, anno in cui Papa Leone X istituì la Diocesi di Cava.
Nel tempo, però, l’antico splendore dell’Eremo conobbe un lento declino. Alla fine del Cinquecento, la struttura versava in stato di completo abbandono, ridotta a ruderi e terreno incolto. Ma nel 1581, grazie all’impegno degli abitanti di Passiano e alla guida del reverendo don Girolamo Cafaro, la cappella fu ricostruita insieme ad alcuni locali annessi, utili anche per i coltivatori.
L’11 novembre 1592, il vescovo Cesare Alemagna de Cadorna visitò il luogo sacro, nominò un beneficiato e garantì la ripresa del culto.
Nel corso del tempo, il complesso fu affidato in enfiteusi a privati (come si legge in un atto del notaio Placido Siani del 21 dicembre 1768). Nel 1814 l’amministrazione passò alla Congregazione di Carità come Opera Pia Laicale, e nel 1818 l’Eremo fu ufficialmente incardinato alla pubblica beneficenza.
Il 1° gennaio 1920, la gestione dell’Eremo e dei relativi terreni passò alla neonata parrocchia di Santa Maria del Rovo. Con la soppressione delle Congregazioni di Carità nel 1937, subentrò l’Ente Comunale di Assistenza (ECA).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel settembre 1943, il complesso fu pesantemente danneggiato dai bombardamenti tra le truppe tedesche e gli Alleati: ancora oggi, la parete sud dell’abside porta i segni delle schegge d’artiglieria.
Nel 1945, grazie all’intervento del parroco don Sabato Apicella, parte della chiesa e del monastero fu riparata. Tuttavia, nuove gravi lesioni si verificarono con il terremoto del 1980, che costrinse nuovamente all’abbandono della struttura.
La Rinascita dell’Eremo
Dopo un lungo periodo di degrado – l’Eremo di San Martino – ha iniziato un percorso di rinascita grazie a importanti lavori di restauro. Nel novembre 2014, sono iniziati i lavori di recupero, e il 17 maggio 2015 si è tenuta la prima inaugurazione del primo lotto dei lavori.
Il culmine di questo processo di recupero è avvenuto l’11 novembre 2024, quando l’Eremo è stato ufficialmente restituito alla comunità cavese con una cerimonia civile di taglio del nastro e il rito religioso della “Dedicazione” della chiesa. I lavori di restauro sono stati finanziati dal P.O. FESR Campania 2014-2020, Asse X Sviluppo Urbano Sostenibile del Programma Integrato Città Sostenibile (Pics).
Oggi, l’Eremo di San Martino è tornato a essere un luogo vivo, non solo un sito di profonda spiritualità e meta per i pellegrini, ma anche un polo culturale e turistico. La sua storia millenaria e la sua posizione panoramica sul colle di San Martino lo rendono un punto di riferimento importante per la comunità di Cava de’ Tirreni e per i visitatori.
CURIOSITA’: Il Tesoro di San Martino (1907): il misterioso ripostiglio di monete antiche greche e romane
Nell’estate del 1907 venne alla luce uno dei più affascinanti ritrovamenti archeologici del territorio: un vero e proprio tesoro di monete antiche, composto da oltre 212 esemplari tra bronzi fusi e coniati, greci e romani. A fare la scoperta fu Stefano Di Marino, detto “il Tagliamonte”, che casualmente, durante lavori agricoli, si imbatté in quello che la storia avrebbe poi riconosciuto come il ripostiglio di San Martino.
Ma… il clamore suscitato dalla scoperta non passò inosservato. Infatti, numerose denunce portarono i Reali Carabinieri a intervenire e a perquisire l’abitazione del ritrovatore. Tuttavia, gran parte del tesoro era già stata dispersa o venduta, e solo una porzione minore — ritenuta la meno pregiata — fu recuperata. Il processo giudiziario che ne seguì si concluse con la condanna di Di Marino. Le monete confiscate rimasero a lungo custodite presso il Tribunale di Salerno, fino a quando furono definitivamente trasferite al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove sono oggi conservate.
Fonte immagini: Cava storie
Sebbene il numero complessivo delle monete documentate nei due studi ammonti a 212, gli studiosi concordano sul fatto che il tesoro originario fosse ben più ricco. Gran parte delle monete — probabilmente le più preziose — andò dispersa prima dell’intervento delle autorità. Il ripostiglio di San Martino, per la sua varietà e per l’alta concentrazione di monete greche, resta uno dei ritrovamenti numismatici più rilevanti dell’Italia meridionale.
Il ricordo di questa scoperta è stato rievocato anche in tempi recenti. Gaetano Guida, fotografo e curatore culturale, ha inserito una delle monete ritrovate, oggi catalogata con il numero d’inventario 133845 nel medagliere del Museo Archeologico di Napoli, nel suo calendario del 2016 dal titolo “La città di Cava de’ Tirreni attraverso i secoli. Dalle origini al Grand Tour”.
Oggi, grazie al lavoro di valorizzazione storica portato avanti da appassionati e ricercatori, come il gruppo “Cava Storie”, è possibile riscoprire e apprezzare questo straordinario capitolo del passato cavese attraverso documenti, fotografie e testi d’epoca.
E adesso? Non ci resta che salire.
Perché, San Martino non è solo un luogo da visitare, è un viaggio nel tempo, un incontro con la bellezza che resiste e rinasce, un abbraccio tra natura e memoria.
Perché qui ogni pietra ha qualcosa da raccontare, ogni sentiero sa dove portarci — e ogni visita è diversa dalla precedente.
E che tu sia un pellegrino, un curioso, un amante della storia o solo in cerca di frescura tra le colline cavensi, l’Eremo di San Martino e il suo tesoro nascosto ti aspettano con pazienza. Come fanno da secoli.
Zaino in spalla, acqua alla mano, l’immancabile GPS e via:
#LaBellezzaOnTheRoad ti chiama da quassù.
Articolo a cura di MTN Company, Martina Farina