Situato sul colle di San Martino, a 377 metri d’altitudine, quello che Giuseppe Trezza definì la “piramide tutta verde” rappresenta da secoli un simbolo spirituale e paesaggistico di Cava de’ Tirreni. Sulla sua sommità si trovano i resti di un antico monastero benedettino, fondato, secondo gli storici, nel IX secolo. Il colle e la chiesa furono donati dai principi longobardi all’Abbazia della Santissima Trinità, come riportato nel Codex Diplomaticus Cavensis, che cita tra l’altro una donazione del 1063 al monaco Orso.
Già nel 839 il sito viene menzionato come Monasterium Sancti Martini de Forma. Nel 1058, un diploma di Gisulfo II ne attesta l’esistenza, e nei decenni successivi importanti figure come il monaco Ademario e il conte Guaiferio contribuirono ad arricchire e potenziare l’Eremo, che divenne anche sede di un’infermeria e di un oratorio costruiti nel 1082 da Pietro I Pappacarbone, abate della Santissima Trinità. Il complesso rimase sotto il controllo dell’Abbazia per oltre quattro secoli, fino al 1514, anno in cui la diocesi cavese fu istituita da Papa Leone X.
Nonostante l’importanza storica e religiosa, nei secoli successivi il monastero cadde progressivamente in rovina. Nel 1580 l’Eremo era ormai in stato di abbandono. Tuttavia, la comunità di Passiano si attivò per riportare vita al luogo: nel 1581, sotto la guida di don Girolamo Cafaro, fu ricostruita la cappella con ambienti destinati anche ai contadini dei terreni circostanti. Nel 1592 il vescovo Cesare Alemagna de Cadorna visitò la chiesa e nominò il beneficiato, assicurando la continuità del culto.
Nel corso dei secoli, il complesso fu concesso in enfiteusi a privati (come documentato nel 1768), e nel 1818 fu assegnato alla Congregazione di Carità, che ne aveva assunto la gestione già dal 1814. Con la nascita della parrocchia di Santa Maria del Rovo, il 1° gennaio 1920 l’Eremo e le sue pertinenze vi furono inglobati. Dopo la soppressione delle Congregazioni di Carità nel 1937, la proprietà passò all’ECA (Ente Comunale Assistenza).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel settembre 1943, l’Eremo subì gravi danni a causa dei bombardamenti. Ancora oggi si possono vedere le tracce degli obici sulla parete sud dell’abside. Alcuni interventi di recupero furono effettuati nel 1945 grazie all’iniziativa di don Sabato Apicella, parroco del Rovo. Ma fu il terremoto del 1980 a causare nuovi e seri danni, determinando un lungo periodo di abbandono.
Finalmente, nel 2014, un finanziamento pubblico permise il consolidamento strutturale della chiesa, riaperta al culto il 17 maggio 2015. Il vero rilancio, però, è arrivato con un progetto di riqualificazione più ampio, finanziato dal Programma Integrato Città Sostenibile (PICS), nell’ambito del PO FESR Campania 2014-2020. Grazie a questo intervento sono stati completati i lavori di recupero e rifunzionalizzazione dell’intero complesso e delle aree circostanti.
L’11 novembre 2024, con una cerimonia ufficiale e il rito religioso della “Dedicazione” della chiesa, l’Eremo di San Martino è tornato a essere un luogo vivo per la comunità cavese: uno spazio dedicato alla spiritualità, all’incontro, alla contemplazione e alla valorizzazione del paesaggio.